giovedì 30 aprile 2015

Citazione

"Se riesci a far innamorare i bambini di un libro
di due, di tre, cominceranno a pensare che leggere è
un divertimento. Così, forse, da grandi diventeranno lettori.
E leggere è uno dei piaceri e uno degli strumenti più grandi
e importanti della vita."
R. Dahl

martedì 21 aprile 2015

martedì 14 aprile 2015

Le avventure di Pinocchio

Il successo di Pinocchio è stato costante per tutto il tempo che ci separa dalla sua prima apparizione, tanto da attribuire al piccolo burattino una vita propria indipendente dal testo che lo ha fatto nascere. Questa sua autonomia è dovuta all’enorme forza narrativa del romanzo che al suo interno mescola sorprendentemente diversi elementi fiabeschi in uno sfondo di simboli nascosti, ed evoca situazioni e figure misteriose che si confrontano con la realtà e la quotidianità del mondo contemporaneo incentrato sul lavoro e sulla miseria ma anche sulla durezza nei rapporti tra gli uomini. Diventa un vero e proprio romanzo di formazione, all’interno del quale Collodi indugia riflessioni e raccomandazioni di tipo moralistico narrando quindi le avventure del burattino di legno, che trasgredisce ai suoi doveri verso il babbo Giuseppe, non ascolta i saggi consigli del Grillo parlante e si lascia corrompere continuamente dai cattivi compagni. Questi, infatti, rappresentano simbolicamente i valori etici tipicamente borghesi che venivano trasmessi, come ad esempio il duro lavoro, l’invito allo studio, il risparmio e la diffida da ogni piacere. L’intento educativo di questa lettura sembra voler dimostrare come nonostante tutto si possa trovare sé stessi e acquisire un’identità sociale positiva, nel momento in cui riusciamo a superare l’incoscienza del burattino che è in ognuno di noi, ci impegniamo nel lavoro e rispettiamo l’ordine e i ruoli sociali. Il racconto però, fa una netta distinzione tra i bambini perbene e che quindi hanno diritto d’amore e coloro invece che non adempiono ai loro doveri, ed è a questo punto che possiamo formulare due ipotesi: stando alla prima, la vicenda che ci viene narrata, anche se pur dolorosa, è necessaria nel percorso formativo di ciascuno di noi perché durante la crescita abbandoniamo quei tratti prettamente infantili per assumere responsabilità adulte e quindi tutte quelle figure educative che si susseguono lungo la storia agiscono positivamente al fine di favorire la crescita e la trasformazione di Pinocchio. Se invece prendiamo in considerazione la seconda ipotesi, il burattino non si trasforma ma al contrario uccide e rinnega il proprio sé per essere accettato all’interno della società; ed è facile vedere come gli adulti che circondano lo stesso  Pinocchio manchino  di comprensione per i suoi bisogni emotivi e di empatia per i suoi desideri che seppur egocentrici ed irresponsabili sono quelli di un bambino comune che deve sperimentare la comprensione e il richiamo della realtà. 

giovedì 9 aprile 2015

Hansel e Gretel

La fiaba di Hansel e Gretel mette in evidenza quelle che sono le fragilità e le paure dei bambini, ovvero il loro tentativo di aggrapparsi ai genitori anche quando è arrivato il momento di affrontare da solo il mondo. Questo tipo di paure sono spesso presenti all'età di 4/5 anni ma possono presentarsi in modo inconscio anche in tutte le altre età. Nel fanciullo per esempio, può essere fonte di incoraggiamento quando a livello inconscio ha timore di mostrare la paura di essere abbandonato dai genitori. Nella narrazione emerge quindi, la necessità  di superare l’angoscia di separazione e il bisogno di oralità, ovvero l’infatuazione dei bambini per la casa di marzapane. Per quanto riguarda quest’ultima la ghiottoneria sfrenata dei due bambini diventa quasi distruttiva e l’stinto non lascia spazio alla riflessione. Alla fine però, i due ne escono vittoriosi riuscendo a sconfiggere il nemico, ovvero la strega che rappresenta il cieco istinto, superandolo e dominandolo. 

mercoledì 1 aprile 2015

Lévi-Strauss e l'interpretazione

Oggi riporto una citazione significativa di Lévi-Strauss che potrà esservi utile " Nelle fiaba, ma ancor più nei miti, le parole e le regole del discorso operano su due piani: il primo e quello del significato cosiddetto "normale", che si coglie seguendo la narrazione; il secondo è quello del meta-linguaggio, dove le parole diventano " elementi di significazione, in relazione a un sistema significativo supplementare, che si situa su un altro piano". Diremo per chiarire questa tesi, che in una fiaba un "re" non è soltanto re e una "pastora" pastora, ma che queste parole e i significati che esse rivestono diventano mezzi sensibili per costruire un sistema intellegibile formato dalle opposizioni maschio/femmina ( rapporto della natura ) e alto/basso ( nel rapporto della cultura ) e da tutte le permutazioni possibili tra i sei termini ".