Il
successo di Pinocchio è stato costante per tutto il tempo che ci separa dalla
sua prima apparizione, tanto da attribuire al piccolo burattino una vita
propria indipendente dal testo che lo ha fatto nascere. Questa sua autonomia è
dovuta all’enorme forza narrativa del romanzo che al suo interno mescola
sorprendentemente diversi elementi fiabeschi in uno sfondo di simboli nascosti,
ed evoca situazioni e figure misteriose che si confrontano con la realtà e la
quotidianità del mondo contemporaneo incentrato sul lavoro e sulla miseria ma
anche sulla durezza nei rapporti tra gli uomini. Diventa un vero e proprio romanzo di formazione, all’interno del quale
Collodi indugia riflessioni e raccomandazioni di tipo moralistico narrando
quindi le avventure del burattino di legno, che trasgredisce ai suoi doveri
verso il babbo Giuseppe, non ascolta i saggi consigli del Grillo parlante e si
lascia corrompere continuamente dai cattivi compagni. Questi, infatti,
rappresentano simbolicamente i valori etici tipicamente borghesi che venivano
trasmessi, come ad esempio il duro lavoro, l’invito allo studio, il risparmio e
la diffida da ogni piacere. L’intento educativo di questa lettura sembra voler
dimostrare come nonostante tutto si possa trovare sé stessi e acquisire
un’identità sociale positiva, nel momento in cui riusciamo a superare
l’incoscienza del burattino che è in ognuno di noi, ci impegniamo nel lavoro e
rispettiamo l’ordine e i ruoli sociali. Il racconto però, fa una netta
distinzione tra i bambini perbene e che quindi hanno diritto d’amore e coloro
invece che non adempiono ai loro doveri, ed è a questo punto che possiamo
formulare due ipotesi: stando alla prima, la vicenda che ci viene narrata,
anche se pur dolorosa, è necessaria nel percorso formativo di ciascuno di noi
perché durante la crescita abbandoniamo quei tratti prettamente infantili per
assumere responsabilità adulte e quindi tutte quelle figure educative che si
susseguono lungo la storia agiscono positivamente al fine di favorire la
crescita e la trasformazione di Pinocchio. Se invece prendiamo in
considerazione la seconda ipotesi, il burattino non si trasforma ma al
contrario uccide e rinnega il proprio sé per essere accettato all’interno della
società; ed è facile vedere come gli adulti che circondano lo stesso Pinocchio manchino di comprensione per i suoi bisogni emotivi e
di empatia per i suoi desideri che seppur egocentrici ed irresponsabili sono
quelli di un bambino comune che deve sperimentare la comprensione e il richiamo
della realtà.
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